“I canti della stella”: dopo l’anteprima si parte dal 28 dicembre
L’organizzazione è sempre a cura dell’Associazione Culturale Choros con la direzione organizzativa di Walter Spelgatti, in collaborazione con le numerose realtà territoriali e sovra territoriali che ogni anno sostengono i numerosi progetti di valorizzazione della tradizione del Canto della Stella, caratteristica del periodo natalizio e non sufficientemente valorizzata sul bresciano per la particolarità ed il numero di persone coinvolte. Il Canto della Stella è un rito che si perpetua da secoli, ricco di magia e di quel fascino dato dal buio della notte, dal silenzio dei piccoli borghi incontaminati delle valli e dai profumi del legno che brucia nei camini e nelle stufe delle case durante il rigido inverno. Nelle dodici notti, che vanno da Natale all’Epifania, decine di cantori si muovono per le vie dei paesi della Valle Sabbia, dell’Alto Garda e della Valle Trompia (sono oltre 40 i gruppi recensiti dall’Associazione Culturale Choros, 25 quelli che partecipano alla Dodicesima Notte) cantando l’annuncio del Bambino che è nato e dell’arrivo dei Magi per adorarlo, seguendo una grande Stella. Una Stella che gli stessi cantori portano fieri per le strade a guidare anche il loro cammino, una Stella luminosa costruita con legno, carta colorata e vetro e – in molti casi – rotante. Evento atteso dagli abitanti e da tutti i luoghi in cui questo rito si svolge.
Vengono chiamati Canti della Stella quei canti di questua a soggetto religioso eseguiti nella notte dell’Epifania, o nei giorni immediatamente antecedenti, da gruppi di cantori itineranti muniti di una stella che simboleggia il viaggio dei Re Magi. Il lavoro degli studiosi ha permesso effettivamente di reperire raccolte cinquecentesche e secentesche di Laudi a travestimento spirituale, il cui confronto con i canti della Stella in uso ha evidenziato inequivocabili analogie. La più importante raccolta di Sacri canti utilizzati dagli Stellari, è di Don Giambattista Michi di Fiemme. Fra i Canti in uso in Valsabbia, alcuni derivano dalle tre laudi presenti nella raccolta del Michi col titolo Noi siamo i tre Re d’Oriente, Iddio Benedetto e Dolce felice notte. Più diffuso, invece, fra le località valsabbine, il canto dal titolo Noi siamo i Tre Re venuti dall’Oriente, che ha la sua versione a stampa più antica nella Nuova operetta spirituale sopra la venuta dei Santi tre Magi venuti dall’Oriente in Betlemme ad adorare la nascita del Redentore Gesù Bambino, stampato a Bassano senza indicazioni di data, ma di certo risalente al XVII o al XVIII secolo. La fine del teatro religioso medievale fu determinata da due movimenti antirituali: l’umanesimo e la riforma protestante. Entrambi consideravano vera religione solo il rapporto interiore con Dio. I protestanti, in particolare, accusavano la Chiesa di circuire i fedeli per i propri interessi attraverso riti, immagini, pratiche superstiziose o teatrali, cioè pagane. La riforma cattolica si concentrò invece sulla netta distinzione tra elementi che nel medioevo erano mescolati: il sacro e il profano. Dunque, nel Cinquecento, secondo i dettami del Concilio di Trento, si fa strada una netta separazione tra la liturgia ufficiale, riservata al clero, e le forme devozionali dei laici. La Riforma Cattolica per esempio, incentivò la diffusione delle cosiddette “laudi a travestimento spirituale”, con lo scopo di divulgare anche fra il popolo la retta dottrina. Testi di carattere religioso-morale vennero adattati in modo da poter essere eseguiti sulla emlodia di canzoni anche profane, così che la gente potesse impararle con facilità. Questa forma di comunicazione capillare e immediata servì alla Chiesa anche a realizzare, per così dire, un cordone sanitario nell’arco alpino contro eresie protestanti provenienti dal Nord Europa. Il Canto della Stella avrebbe avuto dunque origine e diffusione, a partire da località immediatamente a nord delle Alpi, per consapevole impulso da parte dei Gesuiti. Il successo della Stella è documentato fin verso la fine del XVII sec., quando iniziò un processo di degenerazione che portò l’usanza ad essere vietata ed aspramente condannata sia dalle autorità civili che religiose. Conseguenza dei divieti imposti dalla riforma di Lutero che vietò il culto dei Santi. Ma l’usanza dei Canti della Stella resistette, seppur con altre diverse battute d’arresto, in un arco geografico che va dal Ticino alla Slovenia. Ossia l’appendice meridionale di un ambito in origine molto più esteso.
La sera deputata al Canto è all’arrivo dei Magi il 5 gennaio, come vuole la tradizione e la narrazione biblica. Anticamente erano i maschi celibi della comunità ad organizzare il gruppo, ora esteso in alcuni casi anche alle donne e ai bambini. Questi ultimi imparano, come vuole la trazione i Canti della Stela dagli Stelàri più anziani.
Tra le iniziative più significative di questa tredicesima edizione si ripete il festival “LA DODICESIMA NOTTE” che mira a radunare i gruppi di Stelle del bresciano nelle chiese e nelle piazze delle valli per far conoscere la tradizione con spettacoli che accompagnano il sempre più numeroso pubblico che affolla i luoghi da Natale fin dopo l’Epifania.
Continua quest’anno il progetto “LA STELLA NELLE SCUOLE” con l’obiettivo di far conoscere la tradizione ai bambini delle scuole primarie del territorio affinché diventino custodi del canto (tramandato pressoché oralmente) sin da piccoli. Con insegnanti di musica e il corpo docente scolastico si organizzano laboratori musicali all’intero delle scuole per affrontare un percorso didattico che culmina con l’esibizione dei piccoli cantori durante le serate del festival nella valle. Sempre legata a questo progetto è la collana di fiabe illustrate per i più piccoli che quest’anno giunge alla sua terza edizione. Il libretto, che viene regalato a tutti i bambini partecipanti, racconta attraverso una fiaba la tradizione del Canto della Stella. Quest’anno è illustrato dalla bresciana Laura Micieli e il racconto si ispira ad uno dei canti tipici in uso dalla Stella di Pompegnino, un canto dedicato ad un componente del gruppo scomparso improvvisamente e ai quali il gruppo ha voluto dedicare il canto “Piero e la Stella” che ha dato anche il titolo al volumetto.
Infine, l’ultimo importante traguardo, tra i più attesi, varcato dall’associazione, è la pubblicazione del CD “IL CANTO DELLA STELLA. La tradizione in un’unica raccolta”. Dopo la pubblicazione del 2016 del volume “La Stella del bresciano. I canti di questua epifanici nel territorio della Valle Sabbia e dell’Alto Garda” (AA.VV., Edizioni Valle Sabbia, 320 pp.), l’associazione Choros continua l’impegno scientifico verso la valorizzazione del canto e per la tredicesima edizione del festival. La prima raccolta in un preziosissimo doppio CD che raccoglie ben 25 canti della tradizione eseguiti dai cori coinvolti dall’Associazione Culturale Choros nel progetto di valorizzazione Canto della Stella. La prima raccolta completa di tutti i canti del bresciano è stata curata dall’Associazione Culturale Choros con la supervisione tecnica del noto cantautore bresciano Charlie Cinelli in collaborazione con l’Associazione Palco Giovani e Diffusione Arte.