Operazione “Viaggio a sbafo”
Negli ultimi mesi la Polizia Locale ha portato a termine un’articolata indagine, avviata a seguito delle segnalazioni tempestive e delle conseguenti denunce da parte di “Brescia Trasporti”, riguardo all’utilizzo di titoli di viaggio per bus e metro con contratti di trasporto clonati, emerso da continui controlli incrociati.
A seguito dell’indagine condotta e coordinata dalla Procura di Brescia la Polizia Locale, insieme con la squadra reati informatici della Procura, ha effettuato numerosi appostamenti in borghese sui mezzi pubblici e 22 perquisizioni personali riguardo ad altrettante persone indagate per i reati di ingresso abusivo a sistema informatico, truffa ai danni di azienda pubblica e utilizzo di carte elettroniche clonate.
Le indagini hanno accertato che alcuni indagati, tramite particolari conoscenze e strumenti informatici adeguati, sfruttando una vulnerabilità del chip di alcune vecchie versioni di “Omnibus card”, sono riusciti a ricavare le chiavi di lettura e scrittura della memoria del supporto. Una volta ottenute le chiavi, queste sono state usate per leggere il contenuto delle “Omnibus card”, trasferendolo su altre tessere. La copia però ha generato disallineamenti tra i dati di vendita e quelli di utilizzo. Queste differenze hanno fatto scattare la luce rossa nei programmi di monitoraggio antifrode.
Le indagini hanno fatto emergere che la pratica della clonazione delle tessere, inizialmente nata in un ambiente studentesco e riservata a pochissime persone (così come quasi irrilevante è stato il numero delle transazioni rispetto alle decine di milioni all’anno complessive), si è poi, purtroppo, velocemente diffusa in altri strati della popolazione, anche tra i meno giovani.
La forte integrazione tra le analisi attente condotte dall’azienda e un esperto lavoro di indagine della Polizia Locale ha consentito di accertare che alcuni indagati, favoriti dalle loro conoscenze informatiche, avevano replicato in maniera fraudolenta un contratto di trasporto, regolarmente acquistato, decine di volte su vari abbonamenti di persone compiacenti, consentendo loro di viaggiare centinaia di volte gratis sui mezzi pubblici.
È stato accertato che questa pratica illegittima è avvenuta nel corso del 2019, si è ridotta nel 2020 per le limitazioni causate dalla pandemia ed è poi ripresa nel 2021, fino alla chiusura dell’indagine.