Sanità, all’ospedale niguarda diminuite del 36% le aggressioni al personale sanitario con il ‘Caring nurse’
Sono diminuite le aggressioni al personale sanitario dell’Ospedale di Niguarda, dopo l’introduzione del ‘Caring nurse’, la prima figura infermieristica dedicata all’accoglienza, comunicazione e relazione con i pazienti e i parenti in attesa in Pronto Soccorso.
Il tempo trascorso in attesa, con i ‘vuoti di informazione’ rispetto al percorso di cura del proprio caro, rappresenta motivo di preoccupazione, ansia e frustrazione. Fino a scaturire, in casi estremi, in rabbia e tensione contro il personale sanitario. Per dare una risposta adeguata a questo ‘bisogno di sapere’ (se il proprio parente sta bene, se si riprenderà presto, se dovrà essere operato o ricoverato) da maggio all’Ospedale Niguarda è in servizio l’infermiere ‘Caring nurse’ con il compito di rappresentare il riferimento a cui rivolgersi.
“Il Pronto Soccorso – sottolinea l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso – è la porta di accesso dell’ospedale e per questo deve esserne il ‘fiore all’occhiello’. Le cure migliori, che devono essere sempre garantite a chi si rivolge al Pronto Soccorso, comportano un periodo di attesa che, anche se ridotto al minimo, non può essere del tutto eliminato”.
“Sin dal mio insediamento – prosegue – ho esortato tutto il sistema regionale del Welfare a intraprendere la strada di un’assistenza sanitaria ‘a misura della persona’ e, a Niguarda, l’attività del ‘Caring nurse’ ha dimostrato di essere molto efficace. La presenza di una figura di accoglienza evidenzia anche un beneficio per gli operatori sanitari che mi sta molto a cuore: consente di diminuire la conflittualità e le conseguenti aggressioni, permettendo così al personale di svolgere il proprio lavoro con più serenità”.
“Dopo i primi tre mesi – racconta Marco Bosio, direttore generale dell’Ospedale Niguarda di Milano – sono stati raccolti alcuni dati per rilevare gli effetti e la soddisfazione circa l’attività e risultati raggiunti dal progetto. I risultati sono estremamente positivi. È emerso, infatti, che per il 94% dei pazienti e dei familiari si è ridotto il livello di ansia e preoccupazione durante l’attesa in Pronto Soccorso. Non solo. Il 97% degli utenti si è sentito correttamente informato rispetto al percorso e a quanto stava accadendo. Anche gli episodi di aggressione nei confronti del personale sanitario sono diminuiti del 36%, se da maggio a luglio 2022, infatti, si erano verificati 14 episodi di violenza (verbale e/o fisica), nello stesso periodo del 2023, con l’introduzione del servizio si sono ridotti a 9. Anche le segnalazioni dei pazienti riguardo difficoltà di relazione e comunicazione con i professionisti sanitari all’Ufficio relazione con il pubblico (URP) sono calate del 60%”.
“È interessante anche osservare – continua Marco Bosio – l’apprezzamento di questa figura sia da parte del personale che da parenti e pazienti. Si tratta, infatti, di infermieri con esperienza pluriennale di pronto soccorso, che ben conoscono le dinamiche presenti e che quindi sono perfettamente in grado di agevolare il percorso dei pazienti, fornire informazioni sanitarie professionali e chiare, favorire il collegamento tra l’area di cura e la sala di attesa”.