Associazione Artigiani, il presidente Agliardi: “L’autunno? Forse non sarà così grigio”

Va da sé che fare previsioni qualche rischio lo comporta. Però io ci provo ad immaginare come si presenterà per le nostre aziende l’autunno che sta arrivando, ed a trarre anche qualche valutazione complessiva in merito a come potrà chiudere quest’anno maledetto. Affermo di essere fiducioso. E non tanto o non solo perché a chi fa impresa corre l’obbligo di essere fiducioso, e di vedere una via d’uscita anche nelle situazioni più difficili. Sono fiducioso perché sento tanti colleghi che lo sono, che non stanno facendo salti di gioia ma che sentono che il mercato si sta rimettendo in moto. I dati diffusi in questi giorni dal Governo, enunciano che a fine 2020 il Pil segnerà un -9%, rispetto alle previsioni di qualche mese fa che annunciavano un possibile -12%.

E’ chiaro che un -9% è un dato ovviamente pesante, anche se inferiore a quello che si aspettano molti altri Paesi. Ma io credo che si potrà fare anche meglio. E lo sostengo, per l’appunto, monitorando quel che sta accadendo nelle nostre aziende, riportando quanto mi dicono molti miei colleghi artigiani e non: si sta lavorando, si sta recuperando un bel po’ di quanto perso nei mesi del lockdown. So bene che non è così per tutti. I colleghi imprenditori che a titolo diverso hanno a che fare col turismo stanno soffrendo molto, ma il manifatturiero, le aziende artigiane ed industriali delle nostre aree (diciamo del Nord in senso ampio) per la gran parte stanno lavorando, anche grazie agli investimenti fatti nei mesi e negli anni precedenti, e grazie ad un dinamismo che non è venuto meno, a “caccia” di nuovi mercati. Mai come in questa situazione, le aziende (e le Pmi in particolare) stanno verificando la bontà degli investimenti realizzati. Mi ripeto: sono fiducioso.

Tuttavia, non vorrei neppure esagerare. Non tutto va bene così come non tutto è andato bene. Quindi, faccio un appello, una sollecitazione pressante ai nostri rappresentanti politici: non sopitevi nell’attesa dei denari promessi dall’Europa. E’ possibile – si spera – che questi fondi arrivino. Ma alcuni atti significativi vanno fatti, da subito! La politica deve diventare più responsabile, deve avere più coraggio, ad esempio nello smantellare gli inceppi causati dalle procedure burocratiche. Tagliate la burocrazia e le aziende lavoreranno di più e meglio, quindi, saranno in grado di fornire alla società e all’Erario di più. Si è detto che bisogna tagliare le tasse, che bisogna ridurre il cuneo fiscale, che serve una dislocazione importante di risorse nella formazione, in quella alta e in quella più bassa. Facciamoli questi interventi, rendete realtà queste iniziative in merito a cui tutti concordano e chiedono a gran voce!

Le aziende non stanno chiedendo più soldi, ma meno burocrazia sì. E’ mai possibile che per avviare la cessione del credito (parlo del superbonus al 110%) una banca chieda 36 documenti? Velocizziamo e semplifichiamo le pratiche; il Pil ne guadagnerà. Attenzione: non sto chiedendo una moratoria di alcun tipo per le aziende che dovranno dimostrare di essere serie. Nessuna agevolazione su questo fronte: chi sbaglia dovrà pagare, ma parallelamente lo Stato dimostri di alleggerire, di razionalizzare quella che oggi è una burocrazia elefantiaca ed asfissiante. E’ ora di voltare pagina: serve agevolare una mentalità da ghepardi e non da elefanti; una normativa logica e ben congegnata non ha bisogno di molti passaggi per funzionare. Ha bisogno di chiarezza e di contenuti univoci e stringenti.

Va da sé che per fare questo serve una classe politica all’altezza. Discorso scivoloso, me ne rendo conto. Ma non abbiamo alternative: anche chi non sapeva di politica, ma oggi si trova a gestire la cosa pubblica deve  fare un salto di qualità. Si può partire dilettanti ma non lo si può restare per sempre. Ma, anche in questo, resto fiducioso.

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